I percorsi tematici portano alla scoperta dell’affascinante patrimonio culturale Walser, sia materiale che immateriale, con un’esperienza immersiva fatta di paesaggio naturale e antropizzato, testimonianze storiche e religiose, tradizioni e antichi saperi.
Ornavasso è un insediamento molto antico. I Walser colonizzarono la Val d’Ossola probabilmente alla fine del 1200 anche se il primo documento che ne attesta la presenza ad Ornavasso risale al 1307. Il popolo Walser ha lasciato profondi segni culturali nella valle punteggiandola di case tipiche e alpeggi, che ancora ne portano nei nomi, tradizioni e significati. La particolarità della colonia di Ornavasso è quella di essersi stanziata alla quota più bassa in tutto il contesto delle migrazioni Walser.
L’itinerario ha inizio dal Santuario della Madonna del Boden (“terreno pianeggiante” in lingua Walser) uno dei maggiori centri di culto mariano della Val d’Ossola, da cinque secoli meta di pellegrinaggio, immerso nel verde e circondato da case di abitazione con un punto ristoro. Il Santuario fu costruito nel 1530 a seguito di un evento miracoloso, che la leggenda racconta fosse accaduto ad una pastorella che, cercando il bestiame smarrito durante la notte, si salvò da un precipizio grazie ad una luce divina che l’accompagnò fino al ritorno a casa.
Si prosegue lungo la vecchia strada dietro al Santuario, costruita dagli alpini a inizio secolo, e nella quale affiorano ancora le selciature della mulattiera. Si attraversano in salita, Ronch, Grobo e Frasmatta, alpeggi che raccontano la storia della colonizzazione Walser, per toccare successivamente Scirombei, Pogalti, Cortemezzo e giungere a Cortevecchio attraversando il Bosco Ragoul, un bosco di faggi posto tra Cortemezzo e Cortevecchio, luogo che vive di una suggestiva e magica atmosfera proveniente da antiche leggende.
I personaggi che hanno ispirato le leggende popolari in questo territorio sono i “Twergy”, piccoli individui (che secondo alcuni sono esistiti davvero) che vivevano nelle grotte delle montagne, utilizzando passaggi sotterranei che collegavano la Parrocchiale di Ornavasso all’Alpe Cortevecchio. La leggenda narra di un boscaiolo che viveva solo a Cortevecchio e veniva raggiunto tutte le sere da un “twergy” che intendeva scaldarsi davanti al fuoco senza proferire risposta alle domande dell’anziano.
Per sollecitarlo alla parola il boscaiolo sistemò attorno al fuoco sette uova disposte a mò di corona. Alla vista dell’insolita scena il “twergy” disse solo “Jò vesct taià set volt al Ragoul, ma jò ma vesct ‘sto jurgono-jorgono…” (Ho visto tagliare sette volte il Ragoul, ma non ho mai visto questo “jurgono-jorgono”). Si tenga presente che il Ragoul si tagliava ogni cento anni. Detto questo il “twergy” sparì e non si fece mai più rivedere.
Giunti ai prati dell’Alpe di Cortevecchio, dove si trova il Rifugio CAI Renato Brusa Perona, il sentiero prosegue pianeggiante fino alla sorgente di San Giulio e sale poi con tornanti tra pietraie e vegetazione rada fino alla Bocchetta. La mulattiera continua a destra e porta in cresta, dapprima sulla cima Eyehorn (2131 mt) e successivamente al Monte Massone (2161 mt), due vette immerse in una zona di incomparabile bellezza paesaggistica. Il Massone è considerato uno dei più bei luoghi delle Prealpi per l’osservazione astronomica. II gruppo Massone – Eyehorn (Hejahora, toponimo Walser che significa ”corno elevato”) costituisce il termine della catena montuosa che nasce dal Monte Rosa e separa la Valle Anzasca e la Bassa Ossola dalla Valsesia e dalla Valle Strona, da esso lo sguardo spazia dal Monte Rosa alla Valle Strona, al fondovalle ossolano fino ai laghi prealpini di Mergozzo, di Orta e il Lago Maggiore.
Dal Massone si torna sul percorso in direzione dell’Alpe Cortevecchio, antico insediamento Walser, per deviare ora verso l’Alpe Rossombolmo e raggiungere la Capella del Buon Pastore (1560 mt), una piccola cappella costruita nel 1917 che domina dall’alto un eccezionale punto panoramico con vista sul Monte Massone, sulla Val d’Ossola sul Lago Maggiore e su molte cime oltre i 4000 metri. Per chi vuole spezzare la tappa e godersi il tramonto e il cielo stellato è possibile fermarsi a dormire al Rifugio CAI Renato Brusa Perona.
Dalla Cappella del Buon Pastore, si discende lungo il “chilometro verticale” tra densi boschi di castagni e faggi attraversando gli alpeggi Walser di Pogalti, Voost e San Bortolomeo e ritornare al Santuario del Boden.
Consiglio dell’autore
Rifugio CAI Renato Brusa Perona presso l’Alpe Cortevecchio (1500 mt) Tel. +390323837051 – info@rifugiocortevecchio.it