Oratorio di Sant'Anna

Häksu hufä, mucchi delle streghe. A proposito di questo toponimo, Aristide Baragiola riporta una curiosa leggenda, trascritta alla fine del secolo scorso dalla raccolta di proverbi, poesie e racconti del maestro Antonio Ferrera, e così tradotta: «Lassù su quel monte, dove vedi i due mucchi di pietre, un giorno due streghe hanno voluto farle venire giù sul villaggio. Una era davanti a tirare e l’altra di dietro a spingere. Ma la protettrice del villaggio è Sant’Anna: s’è messa a pregare ed allora esse hanno cessato l’opera loro».

Sant’Anna, come riferisce la leggenda dei due mucchi delle streghe, era, con la Madonna della Neve, patrona dell’oratorio del villaggio di Morasco, in Val Formazza, abbandonato definitivamente nel 1938 per la costruzione del bacino idroelettrico della Edison.

La chiesetta di Formzza, di costruzione antichissima, “coperta dentro con legname”, conservava – secondo un inventario in Archivio Parrocchiale – una pregevolissima icona con le sculture lignee della Vergine, di Sant’Anna e di San Bartolomeo. Dopo la distruzione dell’oratorio, la devozione dei valligiani fece trasportare le sculture nel vicino oratorio di Riale, da cui furono trafugate negli anni Settanta del Novecento (Rizzi, 2015).

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